Cariparma-Agricole, Intesa Sanpaolo, Montepaschi, Banca Carige e altri istituti bancari italiani stanno organizzando importanti operazioni di cessione di crediti Unlikely To Pay (Utp).

Gli acquirenti sono enti qualificati quali grandi fondi globali (Bain Capital, Cerberus e York) o istituti bancari internazionali quali Jp Morgan e Deutsche Bank. Anche altri soggetti specializzati si stanno inoltre organizzando in tal senso dando vita ad apposite divisioni quali ad esempio Dobank.

Gli Unlikely To Pay si stanno infatti presentando come i nuovi protagonisti del settore. Non per niente in Italia su uno stock totale di crediti problematici pari a 280 miliardi lordi, 100 miliardi sono rappresentati proprio dagli Unlikely To Pay. Le vendite tramite asta riguardano portafogli costituiti da tante piccole posizioni oppure da singol name, cioè posizioni rilevanti verso piccoli debitori.

L’orientamento operativo nei confronti degli Unlikely To Pay è tuttavia diverso rispetto quello sui Non Performing Loans. Gli Unlikely To Pay richiedono infatti un’attenzione particolare nei confronti del sottostante, in quanto si ha a che fare con un credito ancora vivo e che, potenzialmente, potrebbe tornare redditizio. Quindi, mentre nei confronti dei crediti Non Performing Loans il sistema si è sviluppato ed ha ideato una metodologia strutturata per trattarli, gli Unlikely To Pay sono crediti attivi difronte ai quali gli operatori specializzati si stanno organizzando solamente adesso.

C’è inoltre la complicatezza relativa la valutazione economica: nel bel paese infatti gli Unlikely To Pay sono coperti a livelli molto inferiori se paragonati alle sofferenze. Nel loro caso il sottostante ha quindi un’importanza primaria:  gli Unlikely To Pay sono spesso garantiti da progetti di sviluppo, dove il debitore è generalmente il costruttore o sponsor iniziale, incappato in difficoltà di natura finanziaria che spesso si ricollegano a problematiche nell’adempiere a eventuali piani di rientro pattuiti con le istituzioni bancarie. Non per niente la maggioranza degli Unlikely To Pay sono caratterizzati dall’esistenza di piani di ristrutturazione del debito con rimborsi a rishio o covenant.

Un ulteriore genere di situazione prevalente è quella di raggruppamenti industriali, non obbligatoriamente collegati al settore immobiliare, i quali hanno dovuto ricontrattare le proprie esposizioni nei confronti delle banche e che, a copertura dei finanziamenti, hanno posto beni strumentali o altri immobili collegati alla proprietà o alle holding di riferimento.

Un’ultima importante caratteristica che rende difficile la valutazione economia degli Unlikely To Pay sta nel fatto che il cliente debitore potrebbe tornare a performare.

A causa di tutte queste caratteristiche, è dunque difficile, sia per i venditori che per gli acquirenti, individuare il prezzo di scambio corretto dei pacchetti di Unlikely To Pay.