Numerosi studi evidenziano una correlazione positiva tra tasso di disoccupazione e livello di NPLs. Mentre da una parte un elevato tasso di disoccupazione provoca maggiori difficoltà nel ripagare i debiti, da un’altra limita la capacità di spesa delle famiglie, comportando una riduzione della domanda ed una contrazione della prodizione di beni e servizi, che a loro volta causano una minor redditività per le aziende produttrici e quindi un’elevata difficoltà da parte di queste ultime nell’adempire ai propri doveri creditizi.

Durante il periodo della recente crisi economica, la quale ha visto un rilevante aumento del tasso di disoccupazione (che nel nostro paese è aumentato dal 6,7% del 2008 al livello massimo del 13,5% toccato a inizio 2013), c’è infatti stato un elevato aumento del tasso di formazione di nuovi crediti deteriorati.

Nello studio di Luca Cavalieri, “Evoluzione e determinanti dei non performing loans in Italia“, viene mostrato come l’evoluzione dei crediti deteriorati, con riferimento specifico alle sofferenze, replica quasi perfettamente quella del tasso di disoccupazione, con una correlazione di 0,90 tra tasso di crediti deteriorati e tasso di disoccupazione.

Ne consegue che un’efficiente ed efficace attività di recupero crediti contribuisca a migliorare significativamente le performance macroeconomiche del sistema paese.

Non per niente lo studio “Doing Business” che annualmente la Banca Mondiale pubblica, ha individuato una correlazione pari a 0.49 tra l’efficacia dei processi di recupero delle insolvenze e le attività legate alla nascita di una nuova iniziativa imprenditoriale. Il comparto del “recupero crediti” produce quindi esternalità positive sull’economia reale, incentivando così un maggior livello di benessere generale.